(Dissonance) Presero parte a questo album Tony Iommi e Dave Mustaine. Il chitarrista dei gloriosi Black Sabbath entra con la sua chitarra in “Starcrossed (Lovers of the Night)”, opener dell’album. Dave Mustaine, voce, chitarra e fondatore dei Megadeth, è in gioco con la propria sei corde nella canzone successiva, “Truckin’”. “Death and Progress” ha avuto l’onere e l’onore di ripresentare questa formazione che nel 1985 aveva cessato la propria attività. Da allora tante compilation, poi ecco qualche fiammata per dire che i Diamond Head erano vivi, magari spodestando quel luogo comune di essere ‘solo’ la band amata da James Hetfield e i Metallica. Con una nuovo duo ritmico, Harris e Tatler si lanciano dunque in questo album che vuole proporre anche un lato più elaborato, più raffinato dei Diamonds. Un lato che negli anni a seguire aumenterà considerevolmente, a discapito di un heavy messo sempre più in disparte. La NWOBHM era finita da un pezzo e l’hard rock e il power rock iniziano a farsi strada nel songwriting degli inglesi. I Diamond Head hanno dunque conosciuto più tappe della propria esistenza e al contempo platee di fans scontenti di un progressivo snaturamento. Altri invece hanno da sempre apprezzato la capacità di essere appunto raffinati, apparendo sempre meno da giubbotti di pelle e corna al cielo. Certo, la formazione è da sempre una porta girevole nuocendo forse alla stabilità e direzione artistica. “Death and Progress” non è affatto un brutto album, pur riconoscendo il fatto che tolte le due prime canzoni citate in apertura, le quali furono utili per sbandierare in fase promozionale la presenza dei due illustri ospiti, esiste una totale differenza con il resto dei pezzi, dieci in totale. “Starcrossed (Lovers of the Night)” e “Truckin’” sono canzoni fulminanti e tanto heavy. Anni luce di differenza da un hard rock e un rock and roll ordinario e classico, vedi “I Can’t Help Myself” o “Dust” che stridono nettamente con tutto il resto.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10