copdirtys(Autoproduzione) Nell’ottica di un crossover dei primissimi anni ’90, dunque mix tra metal, hardcore, funky, rap e altre cosette insolite per la musica ‘sostenuta’ e ‘tosta’, e del nu metal di questi anni, i Dirty Sanchez assestano cinque pezzi da applausi. Il tutto non visto nel segno del revival o della pura derivazione. La band canta in italiano, usa ogni schema del genere, sopratutto nell’ordine del comparto vocale, sfrena chitarre robuste e impalca una muraglia ritmica di tutto rispetto. A conti fatti le cinque canzoni di “Madness” risultano corrosive e cariche di adrenalina. “Vicious Circle” apre con energia, “Una Notte di Mazzate” è perfetta per essere riprodotta a volume adeguatamente e necessariamente alto. Il testo eloquente disegna un perimetro espressivo che spiega bene abitudini pericolose della nostra società; i Dirty Sanchez sanno raccontare lucidamente e senza troppi veli simbolici la nostra realtà. Un merito e al diavolo le solite menate del “ognuno può trovarci un proprio significato nei nostri testi” raccontato dalle band, quando si chiede loro cosa esprimono i testi che cantano. Dirty Sanchez è questo: un messaggio chiaro sia nel formato parole che in quello sonoro. Tra scratch e riff tosti, i Sanchez creano un impatto melodicamente chiaro, soprattutto coinvolgente. “Shane” è adrenalina pura: andatura cadenzata, le chitarre singhiozzanti, il cantato in una specie di rap incavolato e il groove che viene comunicato attraverso una rabbia densa. Sono convincenti anche in “Le Risorse”, dove la velocità generale aumenta e il matrimonio tra groove metal e hardcore diventa completo e contemporaneamente omogeneo, privo di sbavature o del troppo dominare di una componente. A impatto e forza però è “Anxiety” ad avere la meglio su tutte. In venti minuti i Dirty Sanchez riversano sull’ascoltatore un flusso sonoro impressionante. Ascoltatelo QUI.

FB della band

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10