(autoproduzione) Sardo è questo thrash metal, nella direzione verso cui lo spinsero i Pantera ad esempio, senza dimenticare partiture di carattere djent metal. Un groove considerevole, ritmi scanditi, forti, che formano l’ossatura dei pezzi sui quali le chitarre erigono muri e riff dalle andature raramente veloci. Sergio Boi, chitarra nei The Blackstones come Gianni Farci, bassista, Matteo Spiga, l’altra chitarra, Alessandro Castellano, batterista in Acts of Tragedy, e Sergio Pilloni al microfono, pestano attraverso otto pezzi monolitici. L’album pian piano diventa piuttosto familiare, segno che l’impatto su questa solida esibizione di thrash metal non è del tutto semplice. Per quanto il ‘già sentito’ non pesi sul songwriting, perché quell’alone di grigiore, di chiusura e di rabbia interiore ne diventa la filigrana, il mastodontico sound dei cagliaritani è qualcosa da assimilare per l’ascoltatore. La band esibisce dei contrappunti ai riff e ritmi portanti, due elementi che spesso infatti viaggiano solo in sincrono, e quando sorge questa articolazione, essa diventa il punto centrale di ogni canzone. I Dogmathica potrebbero in futuro puntare a qualche variazione in più rispetto a quanto avviene di consueto in “Start Becoming Nothing”, pur riconoscendo che l’album non manca di qualche pezzo fulminante: “Burnum” ad esempio, la quale è la composizione più lunga dell’album, oppure “Screaming in the Darkness”.

(Alberto Vitale) Voto: 6/10