copdomovoyd(Svart Records) Domovoyd: un capitolo a parte del concetto di musica ed emozione. Già con l’ottimo “Oh Sensibility” del 2013 avevano rivelato la loro capacità di andare oltre i confini tra suono e rumore. Con il secondo album abbandonano leggermente il lato rumoroso, ma si concentrano sul concetto psicologico destabilizzante. Suoni. Spoken words angoscianti. Sludge e post metal. Malinconia. Oscurità. Pessimismo. Atmosfere inospitali che vengono evidenziate da divagazioni Hawkindiane (“Vivid Insanity”), brutalità post metal, estensioni quasi death, e violenze strumentali pensate per devastare la pace, cancellare il relax, affliggere la mente. Tracce che durano dai quattro ai diciotto minuti. Nessuna regola. Nessuna linea guida se non quella di negare qualsiasi linea guida. Pura espressività artistica pensata prima per l’artista e poi per l’ascoltatore, il quale può non capire assolutamente nulla, restare freddo… o diventarne assuefatto, già allo stadio irreversibile e terminale.

(Luca Zakk) Voto: 8/10