(Svart Records) Debuttano queste due oscure creature, due anime devastate che danno vita a questo nuovo duo black metal femminile tuonante dall’Olanda. Ed ecco che ci troviamo davanti alla tipica situazione: in un genere musicale quasi totalmente dominato da maschi, ecco che non appena salta fuori qualcuno di valido appartenente all’altro sesso, la scena inizia a vibrare, a fremere… tanto che le due ragazze vengono prese per andare in tour con i mitici Marduk ancor prima di pubblicare il primo album! Ora che il tour si è appena concluso, possiamo dire che le cose non siano andate proprio come il pubblico si aspettava: per gran parte del tour la batterista Inge van der Zon era presente, mentre la chitarrista e vocalist Fraukje van Burg ha gettato la spugna per un non precisato problema di stress dopo le prime date… trasformando quindi grazie a musicisti session ‘LE’ Doodswens in ‘I’ Doodswens… con la povera Inge nascosta dietro le pelli e costantemente dentro una nube di fumo pestilenziale. Tuttavia sono giovani e avranno tempo per riprendersi, per rifarsi… anche perché il contenuto di questo ‘paura della luce’ non è affatto male, anzi, spesso si rivela avvincente, creativo, pur mantenendo un clima brullo, acido, freddo e tagliente, il tutto esaltato dalla voce deliziosamente infernale di Fraukje… una strega posseduta da una mandria demoni immondi. Subito feroce “In Mijn Bloed”, un brano ricco di cambi, di evoluzioni, capace con noncuranza di passare da blast beat quasi industrial a mid tempo potenti e suggestivi. Dopo il misterioso intermezzo teatrale “Onplaatsbaren”, è l’oscura aura trionfale di “Zwarte Staar” a portare lentamente verso gli ignoti abissi della criptica ma avvolgente “Eindzicht”, seguita poi dalla travolgente “Ijsheiligen”, una traccia pulsante, scorrevole, meravigliosamente magnetica. Contorta e imprevedibile “Het Zwartewaterland”, prima dei due capitoli della title track posti in chiusura, i quali richiamano con impeto ad un DSBM di pregevole fattura. Un album che si inerpica lungo i tortuosi sentieri della vita e della morte, soffermandosi sul seducente desiderio per quest’ultima, come suggerisce anche il moniker: come una tomba antica riportata alla luce in questi tempi, “Lichtvrees” offre una black metal tradizionale, ma con qualcosa di fresco, da scoprire, da approfondire. Da assaporare!

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10