copDOUBLESTONE(Levitation Records) Vintage. Spudoratamente vintage. Sembrano uscire da un’altra epoca i Doublestone, anzi, sembrano appartenere ad un’altra epoca nella quale esiste evidentemente una macchina del tempo per mandare a noi umani del futuro un sound di altri tempi, di altre mode, con altri concetti. Sono danesi, sono in tre e sembra registrino le loro canzoni in un sudicio interrato di Copenhagen.. sporcizia che in un certo senso emerge nel sound che risulta così vivo, così sincero, così lontano da aggiustamenti tecnologici, moderni o elettronici: in fin dei conti ci sono una batteria, una chitarra, un basso ed una voce… e degli amplificatori… con poco o nulla collegato tra i primi ed i secondi… garantendo una purezza rock, una sincerità rock, quelle caratteristiche che erano così normali negli anni ’70 e che sono quasi rare o particolarmente personali nei nostri giorni. Usando definizioni moderne, potrei parlare di qualcosa come doom/heavy, o magari di stoner con concetti marcatamente retro. Ma la verità è che questo è puro e semplice rock dove il protagonista è il musicista non l’ascoltatore, dove suonare è divertimento, dove ogni singolo componente della sua band si abbandona ad una forma di adorazione del proprio strumento. Ed è per questo che le linee di basso sono piene, calde, dinamiche e sarebbero godibili anche senza la chitarra. Ma la chitarra è fedele alla sua epoca e regala riff sporchi e corposi, assoli che assumono una identità propria e che desiderano solamente essere suonati senza fine, verso l’infinito, mentre la bella e chiara voce del singer costruisce concetti piacevoli, coinvolgenti e ancora una volta di altri tempi. Anche la batteria ha una personalità marcata in questo “Wingmakers” e non si limita certamente a dare una cadenza agli strumenti a corde, regalando improvvisazioni e ritmi molto coinvolgenti. Bella e carica “Born Under A Hollow Moon”, sensuale e capace di far sognare la title track, mentre “Save Our Soul” ha una doppia personalità: grintosa indole scatenata alternata a profonde divagazioni ai confini con un erotico slow blues. Sorprese con l’uso di antichissime tastiere su “The Storm Is Coming”, un pezzo che unisce energia con inquietudine e spirito riflessivo. Guarda a futuri (nella loro epoca) concetti metal la conclusiva “III III III (Götterdämmerung)” mentre è semplicemente irresistibile il riff, la melodia ed il groove di “The Witch Is Burning”. Un disco d’altri tempi, concepito da menti forse d’altri tempi, con obiettivi contrari alla modernità per offrire sensazioni a volte dimenticate, a volte scomparse , ma sicuramente mai defunte. Questo è uno di quei dischi che deve assolutamente essere ascoltato in vinile… e per fortuna, oltre all’impersonale download digitale, questo è il supporto sul quale questo disco viene distribuito.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10