(Season of Mist Underground Activists) ‘Poche righe in ucraino arcaico’ raccoglie tre split di una delle più importanti, fondamentali forse, black metal band ucraine. 2016, giugno, split con i norvegesi Almighty Hades intitolato “One Who Talks With The Fog / Pyre Era, Black!”. Sempre nel 2016 ma a settembre, esce lo split con Grift, one man band svedese, intitolato “Betrayed By The Sun / Hägringar”. Nell’agosto del 2017 l’altro split con i svizzeri Paysage D’Hiver “Somewhere Sadness Wanders / Schnee (IV)”. Ecco dunque quanto ‘pesa’ questa raccolta, purtroppo decisa così dalla Season Of Mist. Perché non inserire anche il quarto split, il primo in ordine temporale per gli ucraini, con i Winterfylleth pubblicato nel 2014 e proprio dalla stessa etichetta francese? Chissà! Nel primo split, con i colleghi norvegesi Almighty Hades, figurano “Golden Horse” e “Fiery Serpent”, due canzoni i cui testi sono ispirati da versi dello scrittore ucraino Volodymyr Svidzins’kyi (1885-1941), perseguitato e ucciso dal regime sovietico. Due brani che arrivano quasi a nove minuti ciascuno e rappresentano due vere e proprie suite. Soprattutto sono l’essenza di quanto i Drudkh sono riusciti a costruire negli ultimi anni, cioè suonare del black metal epico, ricco di cambi e in maniera pulita. Suonare in modo ordinato e con più spunti è da sempre tipico per i Drudkh, anche durante l’età più grezza della band. In “Betrayed By The Sun / Hägringar” figurano due pezzi, “His Twenty-Fourth Spring”, il cui testo è ispirato da Bohdan-Ihor Antonych (1909–1937), considerato tra i più importanti poeti ucraini e morto, evidentemente, all’età di 28 anni. L’altro brano è di “Autumn in Sepia”, questo però è ispirato da Mike Johansen (1895–1937), natali tedesco-lituani e comunque figura imponente (anche filosofo e bibliofilo) della letteratura ucraina, morto per mano dei sovietici dopo essere stato accusato di cospirazione. Due pezzi che amplificano il lato atmospheric della band, mentre lo split con gli svizzeri Paysage D’Hiver offre “All Shades Of Silence” ispirata dalle parole di Yevhen Pluzhnyk (1898-1936), morto in un gulag per volere del regime stalinista, mentre Maik Yohansen (1895-1937) è dietro alle parole di “The Night Walks Towards Her Throne”. Anche quest’ultimo è morto per mano del regime stalinista. Testi che guardano alla travagliata vicinanza e ingerenza del regime sovietico nella storia del paese dal quale i Drudkh provengono. Un modo di usare il black metal per guardare alle proprie origini, radici, alla propria realtà sociale e storica. Un uso importante, diverso ma non nuovo. I pezzi arrivano tutti da un periodo relativamente breve e dunque in un certo senso il sound ha una sua unità e omogeneità che rende “A Few Lines in Archaic Ukrainian” una specie di album.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10