copdumper(My Graveyard/Masterpiece) Un paio di anni fa ricordo di essere stato positivamente colpito dall’esordio dei Dumper: “Rise of the Mammoth” era un disco di heavy metal classico, a forti tinte anni ’80, con qualche elemento di rock stradaiolo che rivelava bene la caratterizzazione fortemente live della band. Oggi li ritrovo con questo eccellente “The Gunshot Theory”: un album veramente ben riuscito, che riesce a creare un sound dinamico incorporando elementi della bay area senza rinnegare le classiche radici heavy metal. Gli undici brani, che quindi definirei heavy/thrash, sono legati da una sorta di concept sugli orrori a 360° della società odierna. “Stand your Ground” ci presenta la band sottoposta a un restyling generale, dovuto anche al cambio di ¾ della line up: l’impatto è con un brano aggressivo, serrato e moderno, con diversi elementi thrasheggianti (ce ne sono ancora di più nella titletrack, posta quasi in chiusura), esaltato dal timbro vocale alla Bruce Dickinson di Alessandro Marras, una scelta davvero indovinata per la proposta musicale dei Dumper. Ritmi catchy e chitarre ruggenti con “Dinner for Retards”, mentre “The rotten Will” offre qualche sperimentazione con un break quasi psichedelico, caratterizzato da un basso pulsante e distorto. Priestiana “Our Father”, mentre sorprende la lunga “Way Home”, che alterna toni da US rock, passaggi acustici e un ritornello potente. Stranamente ‘commerciale’ “Enough!”, mentre “Marching to War” si fonda su un refrain semplice e martellante. Un album che non suonerà troppo ‘nuovo’ per i defenders e che piacerà sicuramente anche a chi bazzica sonorità dell’ultima ora.

(Renato de Filippis) Voto: 8/10