copDunderbeist(Indie Recordings) Tornano i norvegesi Dunderbeist. A tre anni dall’ottimo e stranissimo “Songs Of The Buried” ripercorrono il loro brand non classificabile, lontano da ogni standard comune e facilmente decifrabile, questa volta cantando in lingua madre argomenti che ruotano attorno al concetto dell’ipocrisia umana. Noto comunque una semplificazione della musica proposta: se il precedente album era eclettico, instabile, capace di divergere su una vasta gamma di generi musicali -pur rimanendo coerente e focalizzato- questo “Hyklere” si orienta più verso un rock/metal diretto, anche se non mancano mai arricchimenti ed una palese dimostrazione delle capacità tecniche. La parte progressiva o sperimentale viene un po’ a meno a favore di dieci traccie più dirette, più assimilabili, aperte ad un pubblico non scontato ma leggermente più ampio: questo fattore non è per forza negativo, in quanto questi quasi quaranta minuti raccontano molte storie, creano diversi scenari e provano che la band non ha alcun limite e tanto meno regola imposta dall’alto. Se volessimo dare comunque una definizione, bisognerebbe affidarsi a concetti come “alternative” (e, direi, MOLTO alternative), “grunge”, “rock”, “metal”, senza tralasciare tocchi di prog che talvolta sfociano in generi più estremi, confermati da alcune linee vocali spinte ai limiti. Coinvolgente e melodica “Skaubror”, riflessiva ed oscura “Punktum Mortale”, energia tetra su “Groms”, stranissima “Langsint (og Tresk)”, decadente e mortale “Sjøldestruksjon”. Emergono dei tratti remotamente folk su “Slagord” e “Spaan” mentre coinvolgono e sconvolgono l’ottima “Titusentimer” e la conclusiva “Vardøgger (Det var jo da)”. Diversi dal solito. Diversi da tutti. Diversi anche da se stessi. Una band che sorprende costantemente, che non garantisce nulla di ovvio: sia nel bene che nel male.

(Luca Zakk) Voto: 7/10