copDUST BOWL JOKIES(Rodeostar/SPV) Secondo album per Dust Bowl Jokies, giovane band Svedese che già aveva fatto parlare di sé con l’ottimo debutto “Cockaigne Vaudeville”, risalente al 2012. Questo nuovo lavoro auto intitolato, continua lungo il solco tracciato con il primo album, dove era marcata la matrice sleaze/glam tipica di gruppi come Warrant, Poison e Skid Row, arricchita questa volta da svariate influenze che vanno dal blues al jazz, fino al southern/ country. L’apertura è affidata a “Mama Cocha”, brano diretto e tipicamente sleaze, dalla carica dirompente, che sembra uscito dalla penna dei primissimi Skid Row; ottimo inizio, ponte ideale tra lo stile del debutto e l’evoluzione che d’ora in poi caratterizzerà il resto dell’album. “The Moon Hanger Grove” presenta una forte impronta blues, una sorta di via di mezzo tra Aerosmith e Rolling Stones riletti in chiave hard rock. “Borderland” richiama i Cinderella di “Heartbreak Station”, con quel sound alla AC/DC ed il rock/blues, in cui compare un sassofono ad arricchire ulteriormente la composizione. “Rawbone” è una ballata country per chitarra acustica, armonica e voce, suggestiva e sognante. “Bad Juju” è energica e coinvolgente, stilisticamente vicina agli Aerosmith di “Love In The Elevator”. “Son Of The Sun” è un altro pezzo acustico, una rock ballad arricchita da indovinati inserti di tromba, mentre il finale è affidato all’allegra “Lulu”, pezzo ruffiano e semplice, tra i Poison di “Flesh & Blood” e gli Spin Doctor. Un album fresco e frizzante che diverte anche ascoltandolo più volte di fila. Sleaze rock all’ennesima potenza, dalle influenze facilmente riscontrabili, ma suonato con personalità e passione.

(Matteo Piotto) Voto: 8/10