(Dark Essence Records) Titolo molto esplicito per i norvegesi Dwaal i quali provano a debuttare nuovamente con il… secondo album! Il loro primo lavoro “Gospel of the Vile” (recensione qui) proponeva al mondo il loro doom sulfureo, pesante, profondo, lacerante, lento e massacrante, un doom con il quale erano pronti a infettare il mondo intero. Ma all’epoca qualcuno spense quel mondo mandando a rotoli ogni accordo di booking; poi ci fu lo sfratto dalla sala prove… con la nuova che fu vittima un allagamento (!) con relativa distruzione di attrezzature; ma non è tutto: due membri della band persero il lavoro ‘normale’ (cosa grave visto che fare doom/sludge in un mondo chiuso per pandemia risulta difficile guadagnare qualcosa). Poi quasi tutta la band ebbe un crollo mentale, con conseguenti vari ricoveri… uno di questi arrivò pure ad una esperienza di quasi-morte. Tutto in malora? No. Non è mai abbastanza, come per l’appunto suggerisce il titolo… quindi rieccoli qui tutti i sei membri, più incazzati che mai con un disco ruvido e graffiante, il contenitore sonoro di tre anni di frustrazioni di ogni tipo. È minacciosa “All Masters, All Servants”, e quelle sonorità pregne unghie che graffiano il muro vengono esaltate da un uso intelligente delle tastiere, aumentando a dismisura l’atmosfera di inquietudine. “Pseudanthium Aionios” va ancora più in basso, verso inferi malsani, mentre “Leichenhalle” risveglia quel senso gotico a-là Paradise Lost, come già emerso con il primo album. Dopo tanta decadenza c’è quasi un risorgere, una devastata tendenza ad un ottimismo avvelenato con la poderosa “Repentance of a Bastard”, mentre quell’ambientazione melmosa, paludosa della conclusiva ”You Will Never Be Enough” riesce a farsi illuminare da un intermezzo ricco di un sublime stato di pace spirituale, verso poi un incedere nuovamente decadente ma epico, verso il caos devastante che dilaga nel finale. Un sapiente mix di doom, sludge e post metal. Momenti quasi liturgici si fanno massacrare da sonorità talmente cupe da annullare la definizione di luce, cancellando ogni ipotesi di salvezza, annullando ogni concetto di speranza.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10