(Signal Rex) A cinque anni dal complesso “Cosmogonie”, torna il duo francese con un’altra opera introspettiva, cupa, contorta, anche se in qualche modo più diretta, più immediata, cosa che comunque non ne limita il fascino e quel senso di malinconico mistero. Linee di basso penetranti, una chitarra sempre eterea e suggestiva, con vocals tuonanti, imponenti, minacciose: c’è emozione nei cinque corposi brani, c’è ispirazione, il black metal è alla base, è nelle radicate fondamenta, mentre il pensiero vaga sbandando tra idee post-black e black atmosferico, spunti prog, divagazioni avant-garde, suggerimenti blackened doom, in un continuo inseguirsi di direzioni, che allo stesso tempo coinvolgono e depistano l’ascoltatore. Ci sono degli spunti epici su “Abstraction I”, più ponderata e farcita di mid tempo “Abstraction II”, si viaggia verso quel senso melodico siderale con “Abstraction III”, un brano che riesce anche a materializzare momenti più soft, tuttavia indiscutibilmente inquietanti. C’è sofferenza su “Abstraction IV”, prima della conclusiva e corposa “Abstraction V”, un inno alle tenebre, ma anche alla luce, con quel sentore cosmico, con quel suono sconfinato chiude un disco di durata limitata ma dall’espressività senza confini. Contemplativo, malinconico eppure così incalzante e travolgente, “Abstraction” tocca i sensi, li graffia, li punge, li annienta, trasmettendo tutta l’energia creativa di Sébastien Besson e Camille Olivier Faure-Brac.

(Luca Zakk) Voto: 8/10