(Iron Bonehead) Gli Eadem danno proprio l’impressione di sapere quello che fanno. Il loro è un black a tratti molto contorto e distopico, sembra a volte che la canzone vada in una direzione mentre una parte di essa devii per una strada parallela. In quasi tutte le tracce della parte centrale dell’opera, cori che sarebbero stati cari ai Bathory si fondano, o perlomeno tentano di farlo, con un black più purulento e umorale, figlio di emozioni dirette ma centrate e ben concepite. La conferma di questo aspetto si concretizza con il fatto che per tutto l’album non si ha mai l’edea che le registrazioni siano improvvisate, ma che al contrario ci sia un lavoro meticoloso alle spalle. Quindi poche tracce, ma selezionate e incastrate tra di loro per dare un senso preciso all’opera, ossia un tributo al black vecchio stile senza perdere l’occasione di esprimersi anche a favore di sonorità meno datate. Molto particolare il risultato finale, tanto che potrà piacere molto o molto poco. L’unico modo per scoprirlo è provare a dare un ascolto…

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7,5/10