(Bindrune Recordings) Contorti, imprevedibili, strani, capaci di abbracciare un genere e -contemporaneamente- ripudiarlo per puntare verso altre direzioni. Il loro genere viene chiamato black metal, black metal atmosferico, post black metal… persino depressivo, ma la verità è che molto difficile classificare gli americani Eave, servirebbero un’altra dozzina di definizioni, avant-garde e progressive comprese, tutte queste spesso nella stessa canzone, anche se non c’è dubbio che le radici siano indiscutibilmente black metal, per certe sfuriate devastanti e per le impostazioni vocali le quali spaziano dallo scream disperato al growl tuonante. È nervosa, piena d’ansia “Past Pulses“, brani come “Chance is a Spectre” sembrano due canzoni di due bands che suonano contemporaneamente, affrontandosi, dando vita a qualcosa di assurdamente geniale. Quella componente atmosferica è molto più presente sull’incedere trionfante di “Mirroring”, un pezzo che mette in contrapposizione una specie di lo-fi d’autore con qualcosa di tuonante e glorioso nella sua infinita decadenza. Serve molta tecnica per mettere in piedi canzoni come queste, tecnica che su capitoli quali “Stale Ash“ e Bending the Light” abbonda, lasciando l’ascoltatore a bocca aperta. Teatrale “Shards”, emerge un ancor più marcato senso di disperazione misto a desolazione sulla conclusiva “Into Perdition”. Album complesso, volutamente deviato, ma geniale, da scoprire, da esplorare; un album che non offre mezze misure: o lo si ripudia o lo si abbraccia, lasciandosi andare completamente.

(Luca Zakk) Voto: 8/10