(My Kingdom Music) Sono mutati negli anni, attraverso il tempo. Sono cambiati lungo il corso di una carriera che li ha portati dalle profondità del death a qualcosa di sempre più ampio, di molto più emotivo, più gotico ma con sfumature intense. Sesto album in dodici anni, anche se la scintilla vitale della band lucana scocca già nella metà degli anni ’90. Oggi Ecnephias è una creatura algida, spenta in fatto di aggressività. Molto più pronunciate le sue pulsioni, i sentimenti, il lato ‘romantico’. Tutto ciò si espande, evolve il sound e consegna una realtà musicale che si avvicina molto al rock, attraverso un gothic metal smunto. Stupisce quanto basta questa sterzata di stile della band, nonostante i segnali fossero già stati lanciati nel precedente album “Ecnephias”. Si riconosce e con merito la capacità di Mancan, vocalist, e degli altri di essere avventurosi e vogliosi di manifestare altro con la propria musica. In un certo senso questo “The Sad Wonder of the Sun” cela dietro l’inquietante copertina una cromia di sensazioni e stili. La forte componente dark wave nelle canzoni del nuovo album è a tratti debordante, ma c’è anche qualcosa di inatteso, qualcos’altro. Il reggae ad esempio, le variopinte sortite rock, “You” in particolare. La coda di “Gitana”, opener dell’album” e il passaggio alla seguente “Povo Santo”, ricordano gli Anathema della svolta. Un tocco di fascino attraverso un sound con meno mordente, ma in un clima umorale e votato a coronare melodie a volte sognanti. Gli Ecnephias hanno coraggio, osano con dolcezza. “The Sad Wonder of the Sun” in fin dei conti è da scoprire, perché il passato più lontano della band svanisce e resta la sua ultima anima.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10