(De Tenebrarum Principio) Prolifica questa one man black metal band Californiana. Attiva dal 2014, pubblica questo album lo scorso dicembre… e si tratta già del quarto full length, senza contare gli innumerevoli split. Territori USBM? Forse. Sicuramente siamo davanti ad una produzione black metal estremamente underground, poco definita e molto rumorosa (non parlo di lo-fi, parlo proprio di cattiva registrazione)… e questa cosa -a seconda dei gusti- può essere un grande pregio o un letale difetto. Ma tutto sommato il black proposto ha la violenza giusta, l’odio intenso è sempre manifestato con furia e rabbia inaudite. Peccato non si senta come dovrebbe. L’altro vero problema, poi, è l’amalgama. Il disco dura oltre un’ora e si divide su 10 brani. Ci sono pezzi veramente accattivanti, come la nefasta conclusiva “Visions”. Ma ci sono molte componenti melodiche, folk, metal, fino a divagazioni con chitarre acustiche… il tutto senza un ordine apparentemente sensato, senza una progressione o dei cambi muniti di un significato in qualche modo logico. Brani come la strumentale acustica “Ashwind (Interlude)” sono belli ed anche registrati bene (nonostante non si tratti proprio di un interludio, vista la durata), ma appaiono dal nulla, tra violenza e furia… e non è ben chiaro a cosa vorrebbero fare da… interludio. La title track in apertura, passa dall’acustico, al folk, fino ad un DSBM, andando oltre su un mid tempo: le singole idee non sono certamente malvagie, ma i nove minuti del brano non catturano e, quando lo fanno, c’è un immediato cambio che fa cadere tutto. “Cosmic Holocaust” vanta momenti interessanti (a metà brano) ma molto spesso appare confusionaria… e probabilmente il problema è proprio la qualità della registrazione troppo riduttiva, capace di sacrificare eccessivamente la composizione. “Beyond the Physical Realm” offre una melodia metal su un drumming black… ed ancora una volta mi sembra un’idea intelligente realizzata male. Brani come “Symbols of Power” svelano altre idee stilistiche e, in questo caso, il risultato appare molto interessante (mi viene in mente la stranezza dei Siculicidium) … ma stiamo parlando di un caso isolato dentro un album troppo lungo, nel quale le ottime idee sono sparpagliate in una registrazione scadente, in una confusione generale diffusa, in un totale disordine creativo. Peccato.

(Luca Zakk) Voto: 5/10