copELVARON(Fantai’zic Productions) Poderoso quinto album per il progsters francesi, sempre orientati a sonorità tirate e grintose, rievocando quella fantastica parentesi che unisce il prog con certi aspetti del thrash. Oltre un’ora di musica, divisa in otto capitoli, alcuni dei quali veramente imponenti sia dal punto di vista della durata che della complessità tecnica. Infiniti licks, deviazioni sinfoniche, riff poderosi, armonia, melodia, violenza, rabbia, strumenti guests, cori, voci femminili, urla, confini del growl. Riescono ad integrare tutto questo con intelligenza, creatività ed un elevatissimo skill musicale, quest’ultimo fortunatamente esaltato da un’ottima registrazione, definita, chiara, capace di dare meritato spazio ad ogni singolo strumento, guests compresi. Fantastico “The Journey Within”, lo strumentale posto in apertura! La band si scatena in ogni forma, tributando grandi del metallo (Iron Maiden in primis), ma sfiorando vari generi, tematiche classiche comprese, creando una evoluzione ed una progressione eccitanti. Non ottimale l’uso della voce nulle strofe di “Silent Windows”, mentre il ritornello è decisamente ben riuscito; la canzone si basa su riff sempre travolgenti e supportati da keys geniali e decisamente ben composte. Superlativa “A Price To Pay”, di ispirazione Avantasia, con una bravissima guest soprano la quale regala una performance di prim’ordine. Rabbiosa ed ultra tecnica “From a Brother to a Shadow”, nulla da invidiare a bands come Symphony X, complessa e teatrale “No Town of Mine”. Avvincente ed emotiva “Run Away in Fright” mentre la corta ballad “Distant Shores” è un piccolo capolavoro che mette in evidenza un pianoforte molto intenso. La conclusiva “The Man Who Wears My Face” è un capitolo a parte, con la sua durata superiore al quarto d’ora; un riassunto degli Elvaron, del loro sound, una riepilogo delle loro capacità in una canzone che, paradossalmente, sembra durare anche troppo poco, grazie all’intelligente arrangiamento e all’intensità della progressione tematica, arricchita da assoli veramente dinamici. Un album pieno di tecnica esaltata ed esaltante, ma costantemente alla ricerca della potenza del metallo, senza l’abbandono gratuito a progressioni che alla fine perdono potenza o la rabbia tipica dell’heavy. Un album lungo, complesso, ricco e tortuoso… ma sorprendentemente fruibile dall’ascoltatore, anche al primissimo ascolto.

(Luca Zakk) Voto: 8/10