(XXXV Edizioni Musicali) Dopo l’ottimo “Khymeia”, gli irpini Emian tornano con una nuova produzione assolutamente stupefacente, che supera il già bellissimo disco di tre anni fa, e si presenta come una splendida gemma di folk/world music! Restando fedeli alla formula che li contraddistingue, i campani alternano nel nuovo “Egeria” momenti strumentali, canzoni della tradizione a loro geograficamente vicina e felici escursioni in territori ‘altri’, riuscendo sempre a interessare e coinvolgere con musiche eteree e spunti etnici. Partiamo dal folk sud-italiano: “Fronni d’Alia” racconta il dramma di una adolescente lucana che deve sposarsi, mentre la meravigliosa “La Casa dell’Orco”, della quale è disponibile anche il video, racconta di una oscura e drammatica leggenda delle montagne irpine. In questo caso il testo in rima, cantato con crescente passione da Anna Cefalo fino alla tragedia finale, coinvolge l’ascoltatore nei suoi istinti e nelle sue emozioni primordiali… provare per credere! Si va in Albania con “Balluket e ballit moj” e in Turchia con il sublime strumentale “Le Navi di Istanbul”, che ha un potere evocativo immenso e riesce davvero a far visualizzare ciò che il titolo promette. “Evoè Evoè” si tinge di antica mistica ellenica, mentre “Spirit Trail” ci trasporta, in un gradevole giustapporsi di atmosfere differenti, nel mondo degli Indiani d’America. I dodici brani in scaletta sono tutti ammalianti, non c’è nulla che passerei sotto silenzio, ma credo che il messaggio sia chiaro: “Egeria” ha tutti i caratteri del capolavoro, non avrà molto a che fare con il metal, ma vi conquisterà lo stesso!

(René Urkus) Voto: 9/10