copempyrios(Scarlet/Audioglobe) Che bello quando questo mercato sovraffollato e dozzinale riesce ancora a darti qualche sorpresa: come gli emiliani Empyrios, che pubblicano il loro terzo disco con la sempre attenta Scarlet Records. I nostri suonano quel genere che qualcuno chiama extreme progressive metal: una potentissima miscela di suoni prog alla Symphony X, vocals molto aggressive, ritmiche proprie del death (se non del black) e improvvise aperture melodiche di chiara scuola svedese. Direi che, per farvi un’idea, dovreste pensare agli Opeth (ma non a quelli troppo recenti), ai Nevermore o agli Orphaned Land. Con in più il fatto da considerare che ci troviamo di fronte a un gruppo italiano! I membri della band, peraltro, hanno significativi curriculum alle spalle, e il chitarrista Simone Mularoni, per chi non lo sapesse, è in forza da anni ai DGM. Veniamo ora al disco. Tutte le caratteristiche e le influenze sopra elencate si trovano nella bella “Nescience”. Ancora più tirata e claustrofobica “Domino”, con una prestazione magistrale del cattivissimo vocalist Silvio Mancini; “Masters” non disdegna qualche passaggio elettronico nel finale. “Renovation” ha una struttura incalzante, oserei dire labirintica, dove il ritornello aperto costituisce un momento di respiro. Al basso pulsante di “Square One” fanno da contrappunto le chitarre taglienti e vagamente industrial della titletrack, mentre nella conclusiva “Madman” sento risuonare ancora qualche altra influenza (Meshuggah? Fear Factory? Qualcosa di ancora più estremo?). Certo, “Zion” non è rivolto al pubblico di defenders ai quali normalmente mi rivolgo, ma nessuno può negare che si tratti di un disco coi fiocchi, sul quale dovrebbero lanciarsi avidamente tutti coloro che amano questo tipo di suoni e atmosfere. E gli altri dovrebbero almeno darci un ascolto!

(Renato de Filippis) Voto: 8/10