copenceladus(Autoproduzione) Sono uno degli ultimi difensori del power metal in Italia, uno di quelli che si esalta ancora con i Dragonforce, i Freedom Call e i Secret Sphere. Molto spesso devo faticare per essere obiettivo, perché appena sento i suoni a me tanto familiari divento immediatamente bonario e positivo. Però stavolta devo riconoscere che ai texani Enceladus (bel monicker: è una delle lune di Saturno) manca decisamente l’esperienza. Non che il loro speed/power tirato a mille sia assolutamente da buttare… però si sente lontano un miglio che questo disco è un debut, scritto con grande entusiasmo ma senza alcuna originalità, inclinando a tutti i tipici difetti del genere. Io stesso, al termine dell’ascolto del non breve “Journey to Enlightment”, mi sono trovato frastornato dall’eccesso di solos, orpelli e velocità. E ovviamente, come tutti sanno, andare veloci nel power (come andare lenti nel doom) non basta certo per fare un disco come si deve… Dopo la opener/titletrack strumentale, una pioggia di solos che neanche Malmsteen, “Live or submit” dispiega tutta la potenza di un extreme power metal alla Dragonforce, anche se le linee vocali non mi sembrano sempre indovinate. Più solida, con un vago tocco sci-fi, “Seven Year Solstice”, ma “Ethereality” sfiora troppe volte il plagio – e il disco rivela peraltro il problema che fu proprio anche di “Valley of the Damned”, il primo disco dei Dragonforce, cioè una produzione che gratta un po’ sugli alti e risulta confusionaria nei passaggi più veloci e adrenalinici. “Frigid Vigor” offre poco altro rispetto al suo stranissimo titolo; finalmente godibili le divagazioni neoclassiche di “Time in a Dream”, ma siamo già arrivati a più di metà scaletta. “Break away” ha un approccio ancora più shred prima della conclusiva “Ancestral Venture”, che pure non si ferma un attimo, generando una sensazione conclusiva di vero sfinimento. Va bene il power, la velocità e il funambolismo, ma in un disco di tredici tracce servono almeno una ballad e un mid-tempo. Altrimenti, alla fine resta solo l’impressione di una corsa affannosa – e in questo caso, di una corsa che si è già fatta spesso.

(Renato de Filippis) Voto: 5,5/10