(Punishment18 Records) Nuovo album dei thrasher romani dopo ben otto anni da “Back from the Drainpipe”. Questo quarto album nasce, chissà, da un periodo incerto o semplicemente in mezzo a dei fattori che tuttavia hanno solo rallentato la band per la sua definitiva realizzazione. Otto anni comunque ben spesi perché il thrash metal dei Engine Driven Cultivators si presenta come un incastro, tanto per dare una sorta di identità al tutto al sound, tra Exodus e Vio-Lence. Dunque un thrash martellante, fatto di armonie dure, potenti, spigliate, affilate in alcuni casi e con un cantato che ben si presta a parlare, discorrere, cantare e dare un suo tono preciso ed estroso. “Inset Coin”, inseritene un altro di gettone! Non dimentichiamoci di come gli Engines sappiano essere d’assalto e al contempo costruire dei riff e andature ritmiche ben delineate. Il thrash metal dei romani sa essere rispettoso anche delle forme del genere di carattere europeo, fino a risultare puro, devoto, asciutto nella sostanza, ma appagante nei fatti.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10