(Avantgarde Music) Dopo oltre un decennio di carriera e ben quattro album fuori, arriva il quinto lavoro dei piemontesi Enisum. In dieci anni di gavetta ne hanno fatta, concerti pure… tanti, tantissimi, e sono arrivati ad un livello di maturità artistica notevole, cosa tra l’altro già intuibile con il precedente fantastico “Arpitanian Lands” (recensione qui). “Seasons of Desolation” è violento ma anche estremamente melodico; sicuramente pure ricco di sensi depressivi, espressi con arpeggi struggenti ed un singing disperato ma ricco di passione e sentimenti. Ma sono i dettagli a rendere il tutto grandioso: ogni riff, ogni mid tempo, ogni cambio, ogni sezione di questi cinquantacinque minuti è ricca di piccole componenti che richiedono attenzione: il tremolo, i fill di basso o batteria… l’impostazione vocale… tutto è curato in maniera maniacale senza mai comunque risultare chirurgico tanto da rovinare quel suono sostanzialmente diretto e carnale tipico della componente DSBM della band. “Road To My Home” riesce ad essere pregna di melodia in un ritmo tirato, pestato, veloce e crudele che si presta per cambi improvvisi che risultano catchy e laceranti, con un drumming che invade il progressive con prepotenza e brutalità. Disumana “…Of Desolation”, una canzone ricca di arpeggi, di armonie oscure che lasciano il posto a violenza, con un growl cavernoso, un drumming incredibile e divagazioni del basso che riescono ad innalzare di molto il dinamismo globale. “Balance Of Insanity” è magnetica: arpeggio iniziale con una disperazione atmosferica senza limiti, prima del riff sporco, diretto, cadenzato dentro il quale il batterista ci infila letteralmente di tutto, dando vita ad un brano stupefacente sul quale il vocalist Lys si abbandona ad uno scream/growl mastodontico. Ottima e ben equilibrata la female voice che compare in brani come “Nameless Sadness”, un brano ricco di groove, divagazioni remotamente folk e violenza fuori controllo, dentro la quale ancora una volta il drumming risulta geniale. Rispetto al lavoro precedente c’è una parvenza di riduzione dell’atmosfera a favore di un suono più crudo e diretto. Ma fate attenzione. È solo una parvenza, una impressione, una deviazione provocata da riff malefici ed un drumming massacrante. Ma ascoltato bene, percepito a fondo, assorbito completamente… questo album offre qualcosa di immenso, non immediato ma piacevolmente crescente: la crudele profondità emotiva che ormai caratterizza una delle migliori band estreme del nostro paese.

(Luca Zakk) Voto: 9/10