(Casus Belli Musica / Beverina) Dalla Siberia un black metal ricco di atmosfera, di suggestione, di spiritualità e meravigliose deviazioni folk. Giunge così al terzo lavoro il trio di Krasnoyarsk, fredda città della Russia siberiana centrale, offrendo musica di altissimo livello, estremamente distante da un black metal convenzionale, prevedibile o scontato. Spunti di brutalità, di ira intensa, sulla opener “The Forlorn Land”, un black ricco di melodia, di ritmica cadenzata, mai estremo nelle sonorità ma decisamente crudele per quanto riguarda gli arrangiamenti e le curate progressioni. “Wormwood” inizia a svelare la vera anima degli Eoront, facendo evolvere, con fine intelligenza, un black metal provocante verso dimensioni folk irresistibili, in grado di trasmettere sensazioni di altri tempi, altre epoche, altre strutture sociali. “The Hermit” dopo un’apertura violenta e tagliente, cresce con disinibizione e calde linee di basso verso una dimensione atmosferica incantevole la quale riesce a equilibrare una visione celestiale ad una dannazione eterna. Black, symphonic, folk, pagan e ritmiche incalzanti su “The Bonfires Of Times”, prima delle due imponenti tracce conclusive, quasi capaci di coprire metà della durata dell’album. La prima è la title track, un groove micidiale, furia cieca che si affianca a dettagli atmosferici sublimi, quasi come se la furia di una battaglia venisse assurdamente affiancata, abbinata, legata indissolubilmente alla pace di un paradiso perduto. Anche questo brano, ad un certo punto, progredisce integrando sempre più componenti folk, sempre in un costante contrasto, un favolo bilanciamento che va infinitamente oltre un’ovvio accoppiamento di musiche tradizionali a riff pesanti. In chiusura “The Midday Herbs”, brano più ricco di keys, sempre con un basso granitico, drumming intelligente, folk amalgamato con creatività, lungo un sentiero che conduce ad un finale ambient capace di rilassare, prima, alimentare inquietudine poi. Un ascolto tanto esaltante quanto ipnotico. Rabbia e tradizione. Spiritualità e dannazione. Black metal e folk, musica estrema ed atmosfere pregne di una forza naturale. “Gods Have No Home” cresce ascolto dopo ascolto, regalando un ventaglio di pregiate oscure sensazioni.

(Luca Zakk) Voto: 9/10