(Nuclear Blast/Audioglobe) Curiosando un po’ per il web prima di licenziare la mia recensione di “Requiem for the Indifferent” mi sono reso conto, con un po’ di stupore divertito, che molte delle reviews a dischi degli Epica iniziano con l’avvertimento per cui la band non va troppo a genio al recensore. Questo vale anche per me (come era facile intuire): sembra che gli olandesi dividano in modo netto ‘pubblico’ e ‘critica’, dato che il primo li osanna dagli esordi, la seconda è sempre abbastanza scettica ma finisce poi per non andarci mai giù pesante, riconoscendo l’indubbio e notevole lavoro svolto da Simone Simons e soci come garanzia di qualità, e mettendo a tacere eventuali riserve personali. Per quel che mi riguarda è esattamente il caso che mi si presenta di fronte al loro quinto album, che ora andiamo ad analizzare in dettaglio. “Monopoly of Truth” ci mette dentro tutto, qualche spunto orientale, blast beats, cantato in growl (poco ma buono) e vocals operistiche: in generale c’è una aggressività finora raramente ascoltata nella band. Per chi si era spaventato, “Storm the Sorrow” risulta molto più classica, e anche in “Delirium”, nonostante i cori mormorati che le danno un andamento molto new age, i toni sono quelli di una classica ballad eterea in puro stile Epica. La titletrack supera abbondantemente gli otto minuti e presenta anch’essa molti dei trademark della band olandese, mescolati con grande mestiere e ancora un minimo di passione. Riuscire a dire ancora qualcosa con un lungo brano goth-arabeggiante che sconfina a tratti nel progressive non è sicuramente da tutti! Emozionante anche “Deep Water Horizon”, il crescendo intrappola l’ascoltatore e quando esplode il ritornello la splendida voce di Simone Simons fa inevitabilmente correre un bridivo lungo la schiena. Il brano più gotico è certamente “Deter the Tyrant”, nel quale si possono notare alcune consonanze con gli ultimi Within Temptation. Un po’ lenta “Avalanche” prima del gran finale con “Serenade of self-Destruction”, che come di consueto in queste produzioni riassume tutte le atmosfere del disco in una suite di circa dieci minuti. Tirando le somme, il quinto disco degli Epica conferma tutti i pregi e tutti i difetti della formazione: chi ne è stato lontano finora rimarrà a distanza, i fan sempre più numerosi possono aggiungere un altro tassello alla discografia dei loro eroi; tassello che forse è giusto un gradino al di sotto di “Design your Universe”, ma non sfigura nel complesso delle loro produzioni.

(Renato de Filippis) Voto: 7/10