(Napalm/Audioglobe) Cosa è successo agli Ereb Altor, la band che parecchi indicavano come unica e più degna erede di Bathory? Perché “Gastrike” sembra non avere molti punti di contatto con il resto della loro discografia! Vediamo in dettaglio. Solo sette, tutti attorno ai sei minuti, i brani in scaletta. L’iniziale “The Gathering of Witches” ci mostra che gli svedesi hanno preso una netta svolta black che sorprenderà alcuni dei fan (fra cui, ovviamente, me): il sound è incredibilmente incupito ed ha perso le caratteristiche più epiche in favore di tastiere soffocanti, blast beats e uno screaming glaciale. La velocità e la cattiveria aumentano con “Dance of Darkness”, mentre la lunga “The Mistress of Wisdom” è uno dei pochi pezzi a conservare la struttura doomeggiante caratteristica dei primi due dischi, ma come ‘ricoperta’ da una quasi impenetrabile coltre oscura. Dopo la martellante ma un po’ ripetitiva “I Djupet Så Svart”, con “Seven” (che offre un esempio di black epic metal alla Keep of Kalessin) siamo già alla fine di un disco forse un po’ breve e che, nel rinunciare alle componenti viking, perde sicuramente nel confronto con i predecessori, e pur non demeritando risulta inevitabilmente banale. Necessariamente riservato a un pubblico diverso rispetto a quello di “By Honour” e “The End”. Enigmatica quanto sottilmente inquietante la cover.

(Renato de Filippis) Voto: 6/10