copeskhaton(Chaos Records) A distanza di tre anni dal debutto “Nihilgoethy” (2011), giungono al secondo album gli Eskhaton, provenienti da Melbourne, Australia, terra da sempre ai margini del circuito metal, ma che ultimamente sta lanciando realtà interessanti, come i thrashers Harlot. Il genere proposto è un death metal molto vicino al grind core, sulla scia di bands quali Kataklysm e Ignovomous. I riffs di chitarra velocissimi, gli assoli schizoidi, blast beats a raffica ed il cantante con un growling cavernoso, sono le caratteristiche principali di questo disco. Il difetto maggiore è una certa staticità e monoliticità del lavoro, visto che sono totalmente assenti cambi di tempo o rallentamenti che conferirebbero una maggior qualità dinamica alle canzoni anche se, forse stempererebbero un po’ l’atmosfera soffocante creata. Altro difetto, secondo me, è la durata media delle songs, visto che a parte l’opener “Nekrochant”, poco più di un minuto di pura violenza, le rimanenti canzoni durano dai quattro ai sette minuti, un’eternità, visto il genere proposto. Alcune idee sono buone, tipo certi stacchi in “Skeleton Shrine”, oppure l’assolo in stile Morbid Angel in “Dark Era”. Secondo me dovrebbero prendere spunto da queste canzoni in futuro, oltre a rendere un po’ più vario il cantato. Album consigliato solo ai fanatici del genere e a chi ama la brutalità anche a discapito della fantasia.

(Matteo Piotto) Voto: 5,5/10