(Punishment18 Records) Sono nati da una tribute band dei Judas Priest gli Evilizers, oggi al secondo album per continuare un discorso di devozione all’heavy metal. Undici pezzi nei quali sembra venga dichiarato un amore verso il genere, attraverso scelte melodiche e di arrangiamento di natura classica, un po’ old style dunque e con un fare, un suonare semplice quanto diretto. La title track ed opener quanto la successiva “U.T.B.” mostrano una serie di idee, riff, cavalcate, stacchi ritmici che hanno però un’identità già nota. Sono situazioni rintracciabili nella storia del genere, tuttavia lo si scrive senza volere dichiarare che sia un ‘già sentito’. “Solar Quake” semmai è una diretta sintesi dell’heavy metal quanto dei primi approcci avuti dallo speed e thrash metal. In esso gli Evilizers concedono spazio agli assoli di chitarra, un elemento che almeno nel metal moderno sembra essere inspiegabilmente messospesso da parte. Le linee soliste sono di un’importanza capitale in questo genere musicale e con Fabio Novarese e Davide Ruffa, appunto i due chitarristi, le buone abitudini non si perdono. Si è scritto di semplicità e immediatezza, in un contesto dove gli Evilizers creano comunque momenti elaborati, al contempo risultano immediati e a loro modo accattivanti. Dopo la summenzionata accoppiata iniziale è il momento dell’immensa “Call of Doom”, una strumentale con qualche vago tono in stile Ennio Morricone, che funge da apertura a “Chaos Control”, un brano in low-mid tempo dai toni epici e dall’atmosfera fitta di mistero quanto di solennità. Due pezzi che in realtà potrebbero essere una sorta di suite. Evitando un track-by-track, diventano chiari i meriti e qualità della band: arrangiamenti arditi, interazione tra riff e ritmi, la ricerca di una forma classica, gli assoli. La sezione ritmica è pilotata dal batterista Giulio Murgia con l’importante lavoro di cucitura tra sei corde e ritmi del bassista Alessio Scoccati. Fabio Attacco è voce arcigna, vibrante, toni alti al vetriolo e con modulazioni che sanno inserirsi sia in divagazioni Judas Priest quanto in scenari appena ‘maideniani’, Saxon e addirittura Metallica della prima ora. “Solar Quake” possiede diversi momenti melodicamente importanti, però c’è l’opinione che la band con un produttore di un certo spessore avrebbe potuto alleggerire alcune parti di qualche pezzo. Il risultato finale però è di tutto rispetto.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10