copfallofd(Revalve Records) Il metallaro dalla pelle dura, quello che ne ha sentite tante, avrà già inteso che nome della band e titolo dell’album rientrano nella categoria di un lavoro prog-metal. Nel 2014 sono molti i settori del metal che hanno già detto molto, se non tutto e il prog credo rappresenti perfettamente questo discorso. Il prog rock ha già fatto tutto decenni fa e il prog metal è il figlio minore che spesso a ricalcato schemi fin troppo noti e abusati. La differenza a volte la fa il buon gusto. Sommare parti o esprimere un’anima propositiva e ricca di idee nel songwriting è un atto difficile ma non impossibile. I Fall Of Darkness senza troppe megalomanie mettono in piedi un discorso sonoro stimolante, carico di melodie dai toni epic metal a tratti power e ben saldati ad una tradizione che fa seguito ai capiscuola del genere. Niente innovazione, ma sonorità brillanti, ricche, vivaci. In particolare da subito si nota il tocco delle tastiere di Luca Guidi, sempre teso ad usare synth, piano e tutto il resto in modo da variare i suoni e quindi l’effetto all’interno dell’atmosfera dei pezzi. Se la base ritmica fa il suo onesto lavoro, ben calato nel clima generale e senza mai venire meno, le chitarre tessono trame imponenti, contribuiscono a rappresentare queste melodie vaste, a volte eleganti, ma di sicuro piacevoli. La chitarra di Simone Marchetti ci racconta anche dei buoni assoli. L’altra sei corde è di Matteo Lesti. Nonostante la produzione sia moderna e pulita (merito dell’Eden Studio e del lavoro di Alessio Lucatti, di Vision Divine), il tocco del songwriting ha reminiscenze del passato. Esempio di ciò è la ballad “Pages of Life”, delicata e toccante. I brani ovviamente non hanno vita breve e i 5’ di durata vengono spesso superati dai pezzi, ma questi scivolano gradevolmente, anche nelle parti dove ovviamente il lato prog deve saltare fuori e prendersi la scena. “…in Perfect Asymmetry”  non si fatica ad ascoltare perché i Fall Of Darkness in fin dei conti amano la semplicità, giocano con i suoni e le atmosfere e il tocco evoluto, il tocco prog, insomma, è ben diluito nelle pieghe del songwriting. Premetto che alcuni pezzi sembrano molto più riusciti di altri, ma nel caso di questi ultimi è complice una struttura dei pezzi che in fin dei conti tende a ripetersi. Poi brani come “Grab Your Neck” o la suite “The Imperfect Trilogy” invece dimostrano lati più frizzanti di una band che a mio avviso nonostante abbia pochi anni di vita sembra aver trovato già una sorta di quadratura del cerchio. Si supereranno? Forse, me lo auguro, ma oggi posso scrivere di aver ascoltato un album molto piacevole.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10