copFearFactory(Nuclear Blast Records) Sgomberiamo subito il campo da ogni dubbio: “Genexus” è un album clamoroso, che riporta i Fear Factory ai livelli compositivi raggiunti vent’anni fa con “Demanufacture”, disco che ha marchiato a fuoco un certo modo di intendere la musica. Concettualmente, “Genexus” rappresenta un ulteriore passo in avanti nella fusione tra uomo e macchina, al punto di rendere l’umano parte integrante della macchina stessa e viceversa. Musicalmente, i Fear Factory perseverano nel loro stile consolidato, con Dino Cazares che macina riffs secchi, taglienti come rasoi e pesantissimi, Burton C. Bell che alterna vocals estreme con ritornelli puliti e dotati di una certa epicità. La sezione ritmica è potentissima, con Tony Campos (ex Static-X, Soulfly, Ministry e Prong), mentre mi ha impressionato il drumming di Mike Heller, l’unico in grado di non far rimpiangere quella macchina da guerra di Raymond Herrera. I brani sono tutti di alto livello, devastanti ma estremamente catchy allo stesso tempo, al punto che ognuno di essi potrebbe essere un potenziale singolo. L’opener “Autonomous Combat System” presenta tutte le caratteristiche del tipico sound al quale ci ha abituato la band statunitense ci ha abituati: riffs schiaccia sassi, potenti e stoppati, drumming chirurgico, un basso iper distorto e la voce che alterna momenti puliti ad altri estremamente aggressivi; un brano che non avrebbe assolutamente sfigurato su “Demanufacture”. “Dielectric” è introdotto da archi sintetizzati, che lasciano il posto dopo pochi secondi alla chitarra ultra compressa di Dino, che macina riffs cadenzati, con inserti di synth in sottofondo che creano un’atmosfera cinematografica, che trova il suo apice nella conclusiva “Expiration Date”, il pezzo più lungo dell’album, ideale punto d’incontro tra Fear Factory e Vangelis, con Burton che canta interamente con voce pulita su una base soffusa da colonna sonora. Un album maturo, potente, nell’inconfondibile stile che caratterizza la band statunitense, da sempre subito riconoscibile per aver creato un sound imitato da moltissime band, senza che nessuna di esse sia mai riuscita ad avvicinarsi alla classe compositiva dei Fear Factory. Capolavoro!

(Matteo Piotto) Voto: 10/10