(AFM Records) Coloro che seguono da sempre i Fear Factory, coloro che hanno la passione dei Fear Factory, coloro che ne hanno stima possono tranquillamente andarsi a comprare questo nuovo album di Dino Cazares e Burton C. Bell, e di chi li accompagna. La Fabbrica ha realizzato un nuovo prodotto, indubbiamente con il logo Fear Factory stampato sopra, quindi è tutto nella norma. Per chi invece li ha spesso guardati con una stima misurata (si, anche chi scrive) allora dovrà ben pensarci di andare dietro a questo “The Industrialist”, perché nella sostanza di novità o evoluzioni non se ne vedono per niente; pur riconoscendo che al giorno d’oggi pochi offrono novità, ancor meno chi ha già fatto tanti album, è chiaro che (almeno per chi scrive) “The Industrialist” è un rimarcare lo stile canonico dei Fear Factory e nulla più. E’ forse questo il motivo per il quale arrivati alla terza traccia le canzoni non ti restano dentro? Al di là dell’elettronica che serpeggia e della quale la band si fregia da sempre, del cantato ben noto (è comunque sempre piacevole, sia per le clean vocals dei ritornelli che per i momenti scream e growl), del drumming (odioso) pregno di trigger e dei ben conosciuti riff di Cazares, i Fear Factory non ci offrono che un revival di se stessi. La potenza è diminuita e senza Gene Hoglan c’era d’aspettarselo, ma da una band che ha rivoltato il modo di fare il metal, grazie alla sua poliedrica sperimentazione, è legittimo aspettarsi di più? Ok, forse non piace a me e dovrei limitarmi solo a descrivere “The Industrialist”. E’ “God Eater” a dare i primi cenni di un qualcosa che sovverte gli schemi, forse perché è prepotentemente legata al primordiale sound della band. “Depraved Mind Murder” è metal che si dirige verso l’industrial, dove l’elettronica serpeggia con armonia e s’incolla per bene alle chitarre. “Difference Engine” si comporta davvero bene, a causa di un recupero dell’hardcore e in quanto ad aggressività il meglio è in “Disassemble”, anche per la resa vocale di Mr.Bell. L’album è chiuso dai quasi 11′ di “Religion Is Flawed Because Man Is Flawed” e “Human Augmentation”, dark-ambient-drone totalmente inutile. Probabilmente il limite è il mio, ma dei Fear Factory mi son rimaste impresse cose migliori e non di questo album.

(Alberto Vitale) Voto: 6/10