copfearthes(Indelirium Records) Prima di chiarire ogni opinione sull’album, e ovviamente della band, vorrei esprimere la mia sorpresa nel constatare che i Fear The Sirens nonostante suonino insieme dal 2011, si dimostrano ben affiatati e con dei pezzi studiati con attenzione. La band romana attraverso dell’ahrdcore moderno, il metalcore e alcune piccole derive melodiche si è fatta avanti con questo debutto di una dozzina di pezzi, tra i quali figurano anche una intro all’album, una che precede l’ultimo brano “A New Dawn”, intitolata “A Fire in the Night”, e la strumentale di meno di 2′ “Where the Ocean Sleeps”. La band suona metalcore ma con una predominanza melodica nelle canzoni. Non sono assenti i breakdown, i ritornelli cristallini, i cori, ma l’hardcore a volte è molto più cospicuo delle bordate thrash/death. Il risultato finale è quello di un flusso musicale non pesante e, scriviamolo francamente, anche meno prevedibile del canonico metalcore. “The Ruins We Used to Call Home” è un lavoro moderno, o almeno tipico di questo filone musicale giovanile che ormai infesta anche l’Europa e ovviamente l’Italia. Non è un album per un metalheader, molto più assimilabile da chi segue le tendenze contemporanee o le derive attuali dell’hardcore, forse lo stile più in vista nei pezzi dei Fear The Sirens. Manca qualche pezzo accattivante, l’aria di standardizzazione tra le canzoni si sente, in particolare nella struttura di queste. Buona prova per Davide Passavanti, cantante dal buon timbro hardcore e che sfora anche nel growl e adeguatamente supportato dalle backing vocal di Danilo Capri, anche chitarrista.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10