(Eclipse Records) Da qualche anno alfieri dell’heavy metal, i musicisti romani Fenisia si ripresentano con un album comprensivo di nove canzoni. Abbigliate dalla voce di Nic Ciaz molto simile a quella di Ozzy Osbourne e pur capace di distinguersi – si ascolti “Conspiracy Rules” per capire quanto riesca ad andare oltre rispetto allo Zio –, le canzoni riportano l’ascoltatore a un’età del genere che oggi ci appare lontana ma indimenticabile. “The Spectator” però offre anche momenti contemporanei, come “Wake Me Up”, cioè con sonorità modern metal e pochi accenni di southern metal, uno stile udito anche altrove. L’album è un concept steampunk, in quanto la storia si svolge nell’Inghilterra degli inizi del 1700 dove un giornalista, Lord Lumieres, di una pubblicazione illuminista è alla ricerca di prove per smascherare il leader di un culto, “The Sky Oracle”. La ricerca della verità e della conoscenza, il volere smontare l’ipocrita, la falsità e la parola posticcia delle religioni sono dunque i motivi sviluppati nella storia. Tuttavia quest’ultima non sembra ritrovarla nei meccanismi di funzionamento della musica. Quest’ultima è il vero centro, legata essenzialmente a canzoni che abbiano tutte una loro identità e un proprio essere, tutte poi esprimono ritornelli orecchiabili e smaliziati. I riff poi, visto che si parla di heavy metal con i Fenisia, sono freschi, alcuni memorabili, altri forse meno incalzanti ma il volerne sviluppare molteplici nei pezzi da parte della band, rende le linee delle chitarre tutto sommato interessanti. Si mette in mostra “Burned in My Brain”, una ballad – eccone una, finalmente, quasi non se ne scrivono più! – dai contorni affatto stereotipati. L’album presenta passi ottimi, altri forse meno invitanti. Si riconosce di nuovo ai musicisti romani di avere lavorato a canzoni ben definite, plasmate e con un’identità precisa al di là del risultato finale delle singole.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10