(Pelagic Records) A tratti questo lavoro in studio appare come una sintesi tra i tardi Nine Inch Nails e i tardi Depeche Mode. Un rock filtrato dunque dalle macchine e dall’elettronica. “Intersubjective” è il primo album per questo progetto del batterista dei The Ocean Collective Paul Seidel, il quale è stato preceduto da un EP nel 2017. In poco oltre di tre quarti d’ora i Fern sviluppano un concetto musicale dove l’elettronica alla lunga è l’elemento distintivo, la coltre sonora dalla quale emerge il grosso del peso stilistico. Il resto è altro: è rock, è un suonare canzoni irregimentate in un rigidio cammino tracciato dal silicio dei processori e pur capace di esprimere emozioni. In un atmosfera però livellata. Apre “Առաջանալ” con la partecipazione del musicista armeno Hayk Karoyi, introduzione dai suoni e melodia evocativi e di stampo mediorientale. Poi ecco l’elettronica dei Fern che tratteggia in maniera decisa l’identità sonora della band con “Simulacrum”. Sia con questo pezzo che i successivi, i Fern mostrano atmosfere calme ed anche quando i ritmi sono possenti e i suoni più spessi e robusti. Controllano le andature, misurano il cantato che appare riflessivo. Tanta calma che invade anche “Rupture”, un pezzo strumentale che sembra la versione moderna dei Tangerine Dream ed è comunque una buona digressione di ambient elettronico. “Intersubjective” è un luogo sonoro popolato dai fantasmi dei Depeche Mode, mentre la seguente “Shadows” rispecchia bene il titolo: come un luogo vuoto dove appaiono e scompaiono appunto delle ombre, evocate da un gioco vocale bilanciato da un coro che avanza a tratti e in controstrofa. “Emergence” è un altro momento di ambient creato dall’elettronica, sintetizzatori e sovraincisioni che ha un suo indubbio fascino. “Intersubjective” suona con profonda e malinconica capacità di estraniamento per l’ascoltatore che lo affronta. Da una parte l’album ha dei momenti esteticamente e molodicamente di un certo valore, in altri sembra davvero mancargli qualcosa e probabilmente è questo sorgere e crescere di melodie o atmosfere sonore che poi, puntualmente vanno a ridursi a un filo di suoni che svanisce o lasciano posto a qualcos’altro che arriva dopo.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10