(Dark Essence Records) Formatisi cinque anni fa a Oslo, escono finalmente dal limbo debuttando direttamente con l’iconica Dark Essence Records, una etichetta ttenta a sonorità molto più vaste rispetto al nucleo black metal che la caratterizza. I Feversea, infatti, sono riconducibili al filone post metal, e questo per il semplice fatto che non c’è una vera definizione di genere musicale capace di descrivere una band come questa; nella musica dei Feversea ci sono elementi black, ci sono elementi death, c’è la dimensione introspettiva del post, c’è del noise, dell’alternative, il tutto con la varietà vocale della front woman, capace di sia di un growl disperato che di una bellissima e voce clean. Un brano identificativo di questa vasta gamma stilistica è “Decider”, un pezzo che con eleganza e ottima costrizione spazia dal black al prog, passando per generi moderni shoegaze compreso, dando spazio alla vocalist per interpretare diversi stati d’animo con maestria e qualità, spaziando da un aldilà celestiale a profondi abissi infernali. Concettualmente il disco scende davvero nel profondo, con una visione post divina dell’uomo, ormai decaduto, degenerato, brutalizzato ed irriconoscibile. Una entità sacra che si estingue in un ambiente profano, rendendola tanto essenziale quanto insufficiente ed inutile. Un universo incerto, dove sogni e speranze sono dei resti, dei rottami, delle ceneri condannate ad essere disperse dal vento insalubre che soffia con insistenza, verso l’annullamento della nostra specie, verso l’oblio più assoluto. Un disco che si erige su malinconia e disperazione, su ipnosi e catarsi; melodie brillanti in un ambito inquietante, riff rocciosi che creano una fortezza inespugnabile dentro la quale aleggia un’atmosfera eterea, un po’ magica, un po’ psichedelica, decisamente sulfurea. Un album enigmatico, nel suono, nei testi, nel concetto stesso; una progressione sonora che apre con disperazione per finire in una forma di accettazione instabile e molto pericolosa.
(Luca Zakk) Voto: 8/10