copflagellant(W.T.C. Productions) Un marciume corrotto che lentamente sgorga dalle note di questo album, come sangue purulento da una ferita infetta. Chitarre che ipnotizzano con arpeggi estremamente distorti, immensamente perversi. Black metal puro, black metal di quello tagliente, malvagio, angosciante. Riff glaciali, con un ottimo supporto ritmico da parte di batteria e basso, ed una voce non certo eccellente ma decisamente grezza, malvagia, malata. Richiamano a certi episodi di Marduk e Gorgoroth, questi tre svedesi, ed il loro sound non risparmia nessuno, spaziando da cadenze ipnotiche a ritmi sparati e devastanti. Domina tuttavia quella fantastica tortura lenta, dove le chitarre aggrediscono la mente, rendendo demoniache le emozioni generate durante l’ascolto. La produzione  è perfetta per questo genere, e offre sonorità grezze, oscure, deviate che rendono grandiosi pezzi come “Necromantic Revelations” e “Domini Canes”. Stupenda anche “Rousing The Serpent” con quel quel riff estremamente catchy che torna a perseverare durante tutto il pezzo. Otto tracce che compongono un disco di oltre cinquanta minuti, regalando esperienze singole di lunga durata, spesso ben al di sopra dei sette minuti. Tali singole durate, con la musica dei Flagellant, non fanno altro che infierire ad oltranza nuova sofferenza mentale, elargendo sensazioni mostruosamente oscure, possedute, letali. Black metal schietto, senza tanti compromessi, senza rispetto, senza tastiere, senza la ricerca di alcun componente commerciale. Questo concetto è esaltato dal pezzo finale “Thirteen Cauldrons Boil”, troppo furioso, troppo veloce, rispetto alle atmosfere travolgenti del resto del lavoro, ma intelligentemente collocato in coda per creare un finale violento, il quale dimostra che nulla della collera di questa band  viene smaltita con le precedenti tracce. Fantastico anche l’outro integrato nella stessa ultima traccia: circa un minuto parlato, una voce femminile in equilibrio tra la paura e la disperazione che accompagna verso il silenzio della fine del disco con un’angosciante sensazione di terrore. Il disco finisce, rimane il silenzio, ci si guarda intorno… un atroce dubbio, rimane quell’inquietante sensazione che il male non se ne è mai andato e che aleggia ancora attorno a noi, con tutta la sua forza oscura.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10