(Nuclear Blast records) “Agony” è il ritorno in pompa magna, a due anni da “Oracles”, degli italiani Fleshgod Apocalypse, visto il patrocinio della major Nuclear Blast. Un motivo di vanto dopo aver girato l’Europa al fianco di band come Behemoth, God Dethroned, Marduk, Vader, Keep Of Kalessin e altre illustri band. “Agony” è cinquanta minuti di robusto death metal sommerso da tonnellate e tonnellate di orchestrazioni epiche, altisonanti e classiche, grazie a Francesco Ferrini che da sempre ha dato una mano agli altri per le tastiere e appunto le orchestrazioni e che ora è entrato in pianta stabile nel gruppo. Questo impianto sinfonico è un elemento distintivo, ma appare al contempo eccessivo. A volere dire le cose francamente su questo album, è evidente come le onnipresenti parti orchestrali diventino soffocanti nei confronti degli altri strumenti. Il drumming quasi non riesce a sovrastare le stratificazioni sinfoniche e ancor peggio è per la voce gutturale di Tommaso Riccardi, tenuta a livelli decisamente bassi rispetto all’intensità della musica, ma la stessa sorte accade a quella del bassista Paolo Rossi. Arrivati alla terza traccia si ricava l’impressione che, per quanto mastodontico e ambizioso risulti essere “Agony”, sembra un lavoro maggiormente sinfonico e orchestrale, accompagnato poi con sottomissione dai canonici strumenti metal. Meglio sarebbe stato il contrario. Giocando e insistendo sulle partiture classiche il risultato è quello di ritrovarsi di fronte a dieci pezzi simili tra loro. L’impatto con l’iniziale “Temptation” è si devastante, ma il reiterare certi schemi nei brani in scaletta è sembrata una scelta davvero eccessiva.

(Alberto Vitale) Voto: 5,5/10