(I, Voidhanger Records) Seguire la musica dei Fleshvessel significa avventurarsi in un percorso non lineare. Sperimentatori e azzardati esecutori del death metal in una versione avant-garde, i Fleshvessel mandano tutto all’aria in ogni loro composizione per rendere tutto sopra le righe e fino all’assurdo. Ai canonici strumenti, la band statunitense immette nei pezzi anche l’uso delle tastiere, l’organo, il flauto, clarinetto, maracas e altro ancora. Alexander Torres, alla voce, chitarra e innumerevoli altri strumenti, è aiutato al microfono dal tastierista Troll Hart, i due così offrono un contributo importante alla narrazione con i testi, attraverso un cantato vivace e interpretativo in più casi. L’asse dello stile dei Fleshvessel si sposta continuamente, per inglobare a un death-thrash di base anche elementi esplorativi, come il folk, sonorità d’atmosfera, musica da camera divagazioni alla divagazioni degli Amon Düül e altro ancora. La strategia di avanzare su più territori e avvicinarli è il principio di questo secondo album. “Obstinacy: Sisyphean Dreams Unfolded” sono cinquanta minuti divisi in quattro composizioni, due delle quali dal minutaggio importante e una di esse, “Mental Myiasis” è praticamente un tributo a “Salò o le 120 giornate di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10




