copFOG(Sliptrick Records) A dispetto del monicker in stile black, i nostrani Fog fanno death. Anzi, del buon death, quello che ormai non siamo più abituati a sentire, viste le megaproduzioni pompate che ormai saturano il mercato odierno. Se vogliamo per forza fare dei paragoni è impossibile non chiamare in causa i Morbid Angel dell’era Tucker. Quindi riff potenti e immediati, ritmiche serrate e voce coinvolgente. In queste nove tracce i nostri dimostrano di sapersi muovere con disinvoltura su quella sottile linea che separa la tecnica dalla potenza. E il risultato è piacevolissimo sin dal primo ascolto. Non aspettatevi quindi voli pindarici sulle vette del tecnicismo, ma nemmeno dei beceri ammassi cacofonici di furia cieca. Un plauso quindi a questi equilibristi, capaci di donare semplicità e concretezza ad un genere tutt’altro che immediato. Gli episodi più riusciti “The Call of Genocide”, “Spineless” e la title track finale. Nota finale, la copertina. A dir poco stupenda. Assolutamente convincenti, non hanno un voto esagerato solo perché alla prossima prova devono osare di più. Solidi.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7/10