copforgottenlight(Autoproduzione) In quest’ultimo periodo stanno arrivando in redazione numerosi prodotti italiani di progressive rock e metal: segno di una spettacolare rinascita di questo genere nel Belpaese? Speriamo di sì, tenendo anche conto che si tratta di dischi tutti veramente eccellenti… e non fa eccezione “Where Light Ends”, debut dei sardi Forgotten Light. I nostri allineano in scaletta soltanto sei brani, dei quali il più breve dura 7 minuti e mezzo: l’album si rivela quindi di grande complessità… non ci troviamo quindi di fronte a qualcosa che possiate fruire superficialmente, perché “Where Light ends” richiede una attenzione costante da parte dell’ascoltatore, che così non si perderà nelle infinite ‘svolte’ delle canzoni. Si comincia con i dieci minuti e rotti di “Apprentice”, un crescendo affidato in larga parte al piano, con melodie molto piene, fluviali, a loro modo solenni: un pezzo che conquista da subito e che sorprende includendo, nel break strumentale a due terzi del brano, il “Libertango” di Astor Piazzolla! “Forgotten Lords” è tutta basata sul contrasto fra grazia e potenza, con un cantato assolutamente versatile che va da toni quasi sussurrati a un growling corposo, e passaggi dal flauto a chitarroni alla Symphony X. “Thy favourite Son” è il brano che vanta la maggior durata, ben 14 minuti: il quadro – vagamente simile, in più punti, a quanto proposto dai primi Queensryche – è vivacizzato dal maggior numero di passaggi estremi e in growling. Le melodie di “The silent Prayer” sono a tratti struggenti (quella portante di tastiera ha qualcosa del cinema d’essai), mentre “Secret Passage” permette al drummer Flavio Fancellu (in forza anche agli Icy Steel) di mostrare tutta la propria versatilità. Di rara complessità, infine, la conclusiva “24 Hours”, quasi 13 minuti a tratti davvero labirintici. Del tutto criptici (almeno per me) ma affascinanti i testi. Che i progsters più esigenti si facciano avanti!

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10