(Season of Mist) Dopo un iniziale black metal durante l’ascolto dell’album, le maglie del songwriting dei Foscor hanno preso una piega differente. I catalani hanno dilatato il proprio sound, il modo di concepirlo, allevandolo pian piano verso l’atmospheric, restando legati in parte al metal, ma anche al rock e alla psichedelia. Oggi la band è vicina a un prog d’atmosfera. Tutto sognante, a volte etereo, queste cantilene risultano morbide e sono l’espressione di un qualcosa di riflessivo, di personale. Al contempo la musica appare come il prodotto di un’idea generale la quale però non diversifica l’atmosfera nei brani, causando la sensazione nell’ascoltatore di avere a che fare con una lunga suite musicale. Armonie tra chitarre, spesso flebili, pianoforte e tastiere tracciano i percorsi, con le voci che sembrano l’insieme di un flusso. Il delay, i reverberi, sono lo smalto del tutto, quel qualcosa che rende la musica la deriva di un ricordo. Tutto è un sogno, un flusso che gira nella testa, una nebulosa di sensazioni malinconiche che si espande. Strati di musica che si sommano, si susseguono, per una consistenza generale a volte graziosa e a volte leggera.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10