(Threeman Recordings) Lo definiscono dark folk metal il lavoro di debutto degli svedesi “Fredlös”… ma parlare di ‘debutto’ sembra strano visto che si tratta del nuovo progetto di Alex Hellid, il chitarrista degli Entombed! “Fredlös” è un metal ad ampio spettro: dal doom al death, sbirciando nei meandri del black melodico e viking, con una potente componente folk la quale arriva a dimensioni sonore che ricordano anche i Therion, specialmente grazie alla bellissima voce della frontwoman Liv Hope. “Våt varm jord” subito rivela la potenza sonora ed emozionale di questo album: riff profondi, graffianti, tra il doom e il black, con sopra la sublime voce di Liv capace di rendere tutto più inquietante, destabilizzante, sensuale ma anche spaventoso. In questo brano Liv è poi affiancata dalla voce lacerante dell’ospite Erik Grawsiö dei Månegarm, esaltando quella componente rituale, con violini che rendono tutto più favolosamente folk, in una miscela di tendenze e progressioni genialmente accostati. Ipnotica “Otto”, brano che trasporta lontano, che emoziona, che offre archi immensi (fortunatamente spesso presenti nel disco, anche se in line up non c’è alcun violinista…) e che inizia ad mostrare quelle citate remote similitudini con i Therion; “Otto”, tuttavia, segue un suo percorso immenso: archi e folk coprono una parte sostanziosa e molto evocativa del pezzo, con melodie che fanno sognare, che incantano, che si stampano in testa seducendo ed ammaliando. “Farsot” va più nel doom, va più verso la mancanza di luce rendendosi poi più drammatica, più minacciosa, un po’ come la seguente “Missväxt” la quale, tuttavia appare più teatrale e più coinvolgente. Stupenda “Fredlös”: pezzo con un tiro metal irresistibile, cadenzato come una marcia guerriera, ancora una volta con la voce Erik Grawsiö (qui più dominante). Quante maledette influenze metal ci sono in un brano come “Uppror”? Pazzesco… ci potrete sentire pure delle idee riconducibili ai Judas Priest, un crescendo a-là Therion… in un brano occult-heavy che continua a giocare con il doom. Dolce, delicata, lenta ed introspettiva “Undergång”, prima di “Deus”, breve intermezzo folk che quale trascina dentro un villaggio del magico nord, tra il profumo della natura verde e l’odore della legna e del fuoco: fa freddo, soffia il vento, nuvole minacciose arrivano dalle montagne scontrandosi con quelle che sovrastano il mare… portando dentro la monumentale e conclusiva “Requiem”, oltre dodici minuti di spiritualità interpretata in maniera sublime, con linee vocali infinite, evoluzioni tematiche imponenti… sempre attorno ad una favoloso senso di eterna nostalgica malinconia. Siete adoratori del metal scandinavo in genere? Di quello viking? Di quello folk o tradizionale? Amate bands come Månegarm, Sólstafir, ma anche Heilung e Myrkur? Vi piace anche il black metal e magari amate pure le tenebre del doom? Bene “Fredlös” offre tutto questo. E molto, molto di più.

(Luca Zakk) Voto: 9/10