(Autoproduzione) Secondo album per Frostshock, formazione tedesca nata nel 2020 e con all’attivo l’album di debutto omonimo, uscito nel 2023. Con lo sguardo verso la scena di Gothenburg e i piedi ben piantati nella natia Vestfalia, questi quattro ragazzi bilanciano alla perfezione le taglienti e suggestive melodie del melodeath svedese con assalti thrash, riuscendo in maniera brillante a fare ciò che ad altre band, come ad esempio gli ultimi Kreator, non sempre riesce bene, al punto che durante l’ascolto di “Hibernation’s End” mi sono trovato molto spesso a immaginare che razza di dischi avrebbe potuto sfornare Mille Petrozza e la sua band se solo avesse intrapreso questo percorso da “Violent Revolution” in poi. L’opener “Ascenders Bane” è fulminea, dominata da chitarre impazzite e sorretta da un drumming preciso e spietato, ma in grado di sottolineare alcuni passaggi ora con tappeti puliti di doppia cassa, ora cimentandosi in rullate feroci e brutali. “Emerged” è uno dei pezzi che maggiormente mi hanno fatto pensare ai Kreator, grazie ad alcuni riff riconducibili alla formazione di Essen, alternati a sfuriate maggiormente vicine al black metal. “Web Of Lies” dimostra come si possa suonare melodici e ruffiani pur alzando i bpm, tra riff velocissimi, armonie vincenti e un divertente finale, dove il tema portante è riproposto in 8 bit. Mi auguro vivamente che i Frostshock possano trovare una label in grado di promuovere in maniera adeguata la loro musica, perché ritengo che abbiano tutte le carte in regola per fare il grande salto verso un pubblico più vasto.

(Matteo Piotto) Voto: 8/10