(Season of Mist) Nove anni dopo “Oratorium” ecco il sesto album dei norvegesi Funeral. “Praesentialis in Aeternum” è una magistrale rappresentazione del doom con risvolti gothic methal. Dolore, smarrimento, la solitudine, tutti elementi che pervadono l’atmosfera dell’album, nel quale i Funeral si esprimono anche con un’andatura spesso vivace per i canoni doom, tuttavia non avulsa dai suoi concetti di lentezza e flemma. Alcuni momenti sono maestosi, come per “Materie”, anche per via di inserti orchestrali spesso utilizzati. Dei sei pezzi ai quali si aggiungono quattro pezzi bonus, tutti hanno un passo lungo. La durata delle singole composizioni è sostanziosa ma i Funeral tendono di rendere ‘narrativo’ il loro suonare. C’è un gran lavoro da parte delle voci: il cantante Sindre Nedland (con esperienze in Borknagar e Solefald) giunto in formazione poco prima del precedente album, crea linee vocali con differenti toni e timbri, oltre a giocare con sovraincisioni e cori di sorta. A proposito del cantato, è in norvegese ma la band ha inserito un booklet con la traduzione in inglese per spiegare i loro concetti testuali. Anders Eek, batterista e autore, ormai unico membro originario di una band che ha conosciuto diversi problemi di formazione, come molte del resto, nonostante quelli dei Funeral siano problemi derivati anche da eventi tragicamente luttuosi: nel 2003 il suicidio del bassista Einar André Fredriksen e tre anni dopo la morte per overdose del chitarrista Christian Loos. Occorrono più ascolti per assorbire l’atmosfera grigia e mesta di “Praesentialis in Aeternum”, anche per via del fatto che nella prima metà la band sembra mostrare un certo brio nella composizione mentre nella seconda si assiste a un canonico doom metal dalle andature piuttosto simili.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10