(Season of Mist) Beyond the Gates 2024. Ero seduto al bar sul terrazzo VIP del Grieghallen a Bergen con Gaahl -all’anagrafe Kristian Eivind Espedal- parlando della SUA reincarnazione dei Trelldom, redivivi con l’album “…by the Shadows…” (recensione qui), band (o per meglio dire ‘moniker’) tornata in attività dopo oltre tre lustri di silenzio, deludendo chiunque si stesse aspettando del black metal vecchia scuola, esaltando chiunque sapesse apprezzare l’evoluzione jazz-fusion-prog del mastermind, fermamente convinto di saper sorprendere offrendo musica tutt’altro che prevedibile. Lo scenario pare ripetersi con il secondo disco dei Gaahls Wyrd, a ben sei anni dal debutto intitolato “GastiR – Ghosts Invited” (recensione qui). Avete mai visto i dipinti di Ghaal? Ne ho due appesi in salotto, comprati a Bergen nella sua iconica galleria… e “Braiding the Stories” sembra un viaggio dentro quei quadri, dentro quelle immagini, dentro quelle nefaste distorsioni della realtà, dentro quella dissociazione sessuale, quella divagazione deforme dell’umanità, dentro il buio della mente di un indiscusso genio controverso della scena norvegese. “Braiding the Stories” è strano. I Gaahls Wyrd sono strani. Siamo davanti ad un disco surreale, lontano da ogni regola, estremo non per l’estremità dei suoni, ma per lo spingersi verso qualsivoglia estremo di qualunque stile. Prog, metal, black metal, ambient… c’è forse una definizione valida per descrivere della musica che rifiuta ogni categorizzazione di genere? Brani come “Flowing Starlight” sono prog con un tocco dei Circle (quelli più prog ovviamente!). La title track è surreale, “Time and Timeless Timeline” integra sonorità estreme poi annullate dalla intrinseca spiritualità di un capitolo come “And the Now”. Breve ma penetrante e inquietante “Voices in My Head”, rituale in forma deviata “Visions and Time”, decisamente heavy “Root the Will”. Con una chitarra semplicemente divina anche in ambito solista (a cura di Ole Hermann Walaunet aka Lust Kilman, The Batallion, ex God Seed, ex Sahg), “Braiding the Stories” è un disco tetro ma dannatamente ipnotico, quasi surreale, ai confini tra prog e black, verso un livello che altri maestri del (non)genere possono solo sognare. Il tutto dietro la misteriosissima copertina curata da Øivind Myksvoll (Wardruna, Trelldom). C’è qualcos’altro che io possa scrivere per eccitare i vostri sensi più tetri e reconditi?

(Luca Zakk) Voto: 10/10