(Heidens Hart Records) Ci sono progetti strani lì fuori. Uno tra questi è quello del duo Garde, olandese di origine, ma devoto al vero viking metal. I Garde esistono da venticinque anni: si sono formati nel 2000, ma da allora non hanno mai pubblicato nulla, nemmeno un singolo… e hanno passato tutto questo quarto di secolo -sembra- a scrivere e registrare le cinque canzoni che compongono il loro debutto, questo “Harbinger of Revenge and War”. Certo, i due musicisti sono impegnati in una miriade di altre band (tra queste Solstice, Blackdeath e Graveland), pertanto è veramente da ammirare questa perseveranza che li ha portati a completare oggi un lavoro iniziato così tanto tempo fa. Epici, ispirati, melodici, con l’indole guerriera che cantano con energia ma anche con atmosfera: in questi trentasette minuti non certo rivoluzionari per il genere, ma decisamente sinceri e godibili. Il viking proposto è un heavy/doom classico, e pure il cantato è clean (e decisamente di matrice heavy metal), anziché un prevedibile growl. Musicalmente ci mettono molto del loro: non imitano band storiche, ma propongono un metal con vari dettagli folk, mescolando con sapienza riff energetici, groove doom e arpeggi infinitamente coinvolgenti. Subito energetica “A Gathering of Blood”, quel brano che ti porta dentro al genere, ti fa venire voglia di acciaio e sete di sangue. Con “Marked by the God” entra in gioco altra melodia: il folk, gli arpeggi, mostrando chiaramente che Dan e Arjan ci mettono una passione assolutamente autentica. Molto interessante “The Cross of Donar”, con quel tremolo accennato sotto un cantato dannatamente epico. Trionfale “Berserkgangr”, teatrale e incalzante l’ottima e conclusiva “Fallen Heroes”, un brano che è heavy, è doom, è black quest’ultimo in maniera subdola e appena percepibile. Ispirati a nomi quali Scald, Mayhemic Truth, Norden, Mithotyn, i connazionali Countess, e ovviamente i Bathory più epici, i Garde se ne infischiano di mode, di tendenze, di dove voglia andare o sia già andato il genere; la loro proposta è bella, è coinvolgente, magari richiede un paio di ascolti in più, ma poi è in grado di ripagare grazie a un disco ben fatto, ricco di spunti e che indubbiamente esige un seguito… magari prima della metà del secolo!

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10