(Pure Steel Records) Con in formazione due ex-Squealer, i tedeschi Generation Steel si presentano con un monicker e una iconografia che non lascia dubbi sulla loro aderenza agli stilemi del classico heavy/power germanico. L’inizio del loro debut è classico ma, devo dire, non coinvolgente: il riffone della titletrack è davvero sentito così tante volte da suonare scontato anche al più accanito defender. Succede anche con “Soulmates”, più avanti in scaletta: quando la band vuole essere ortodossa, finisce semplicemente per copiare. Fa molto meglio “Invoke the Machine”, violenta, a tratti sguaiata, con suoni di chitarra molto interessanti; pesante e marziale la traccia autotitolata, mentre la maligna “Temple of Malady” arriva dalle parti dei Mystic Prophecy. Martellante “The Chariot”, addirittura ai confini del thrash “On My Way”, ma l’altro difetto del disco è una scaletta forse troppo lunga per il genere: quando si arriva alla conclusiva, acceptiana “Alive”, si ha la sensazione di essere passati per alcuni filler. Nonostante la buona produzione di Uwe Lulis, il debut di questi tedeschi manifesta diversi difetti da limare.

(René Urkus) Voto: 6/10