(Eclipse Records) I Genus Ordinis Dei hanno lavorato alacremente a questo nuovo album. Lo hanno sviluppato, definito e tutto per mettere in atto il concept che vi alberga dentro. È la storia di una strega, Eleanor, che viene perseguitata dalla Santa Inquisizione. Per un progetto così prestante i lombardi hanno arricchito il proprio sound di sintetizzatori per orchestrare e dunque ampliare e dare uno scenario proporzionalmente compatibile alla storia. In tal modo “Glare of Deliverance” guadagna una sua atmosfera, un suo tono, un’impronta si maestosa quanto angosciante. Esistono passaggi, scelte compositive e di arrangiamento nell’architettura dell’album che rievocano cose dei Fleshgod Apocalypse, magari anche dei Septicflesh, e dunque questo lascerebbe capire la direzione di “Glare of Deliverance”. Al contempo non si parli di una pedissequa ripresa di quelle band, primo perché la musica suonata dai GOD è più tranquilla, meno isterica e opprimente – soprattutto lo è in confronto a quella dei Fleshgod Apocalypse –, secondo l’album ha qualcosa di progressive. Persino gli Epica potrebbero comparire nelle pieghe di “Glare of Deliverance”, ma i GOD non sono gli olandesi, e non sono neppure i Dimmu Borgir. Questi confronti posso spiegare l’impronta o la quantità del taglio orchestrale e come interagisce con quanto è canonicamente metal, in ciò che la band suona. “Glare of Deliverance” è sufficientemente accattivante, forse non totalmente immediato e purtroppo questo può succedere con un concept. La storia rende tutto più vasto, dilata e di conseguenza l’album è troppo lungo. C’è molto groove, si è scritto dell’orchestrazione, c’è tanto tumulto e meno male che arriva “Dream” a dare un attimo di rilassamento a tutta questa rombante tensione narrativa nella musica. Forse ce n’è troppa di tensione narrativa e dura oltre settanta minuti. Un arco di tempo con strutture musicali si diversificate ma complesse e soprattutto con un modo di fare melodie sacrificate a una collera debordante.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10