(Loma Vista Recordings) Tobias Forge prima di pubblicare l’album “Impera” ha disseminato nel tempo diverse dichiarazioni, volte a tratteggiare la portata di questo nuovo lavoro dei Ghost. Probabilmente anche perché Forge moriva dalla voglia di pubblicarlo e suonarlo poi in giro. Quale musicista non si è trovato con questa impellenza dal 2020 ad oggi? Tra queste dichiarazioni una è stata colma di riconoscenza ai Metallica, «sono passati dall’essere degli idoli molto distanti, dal diventare negli anni i nostri mentori» sia dal punto di vista artistico che per opportunità offerte dalla band di San Francisco al combo svedese. “Impera” ne ha di cose che riportano alla mente i Metallica, su tutte le note di apertura dell’opener “Imperium”. Tobias Forge aka Papa Emeritus, ora nella sua versione numero non si sa più quale, aveva precisato che il nuovo album avrebbe tenuto conto di essere suonato dal vivo. Essere adatto a quella dimensione prima ancora che a quella dello studio. “Impera” possiede tutto il canovaccio di stile dei Ghost, eppure suona in maniera meno solenne e meno grave rispetto a quanto hanno fatto fino ad ora. Allo stesso tempo le sue atmosfere i suoi momenti marcati oppure quelli ariosi si presteranno bene alla dimensione live. “Darkness At The Heart Of My Love” creerà atmosfera, armonia di suoni, insieme a luci e pirotecnica che farà presa sul pubblico. “Watcher In The Sky” e il suo tenace riffing, alla Metallica poi, e il suo accattivante ritornello, nonché il refrain che si lancia dopo una stacco, sono tutti mezzucci eccellenti per galvanizzare la folla. I vari stucchi un po’ anni ’70 o primi anni ’80, come per “Spillways”, ben disseminati e inseriti con attenzione, restano elementi dell’economia musicale dei Ghost e in questo caso concepita appunto per le arene. “Kaisarion” con il suo r’n’r un po’ punk segue l’opener, in stile Morricone-Metallica, e spiattella di quanto più fruibile ci sia in questo nuovo album. “Impera” vede diverse fasi iniziali dei pezzi che dal vivo saranno circondate da folle saltellanti, fuochi pirotecnici, luci, adrenalina. In studio queste soluzioni unite al rock di matrice settantina, all’hard rock disseminato di riff possenti e articolati e a tratti derivati, alle tematiche orride e gotiche, ai ritornelli sempre puntualmente riusciti, mostrano un Tobias Forge in una sua fase evolutiva. Autore di canzoni, showman, lui è circondato da una squadra di musicisti mascherati che sanno bene cosa fare e come farlo. “Twenties” è esemplare con il suo metal scandito, un po’ derivativo e pregno di atmosfera gotica, rivestita di arrangiamenti orchestrali che ne fanno un piccolo diadema di stile all’interno di “Impera”. Le chitarre sono più centrali, anche in questo Forge aveva dichiarato in anticipo che “Impera” avrebbe avuto molto più riffing. “Hunters Moon” è un esempio lampante. Nonostante tutto il ‘pop-ghost’ non è stato sciupato in questo album ben suonato ma meno immediato dei precedenti. Si appresta comunque ad essere un altro capitolo nelle aspirazioni delle band rock di oggi, le stesss di sempre poi, studio-album-tour. A proposito, Tobias Forge ha anche dichiarato che “Impera” dovrà essere il ‘Black Album’ dei Ghost. Chissà quante copie venderà ma come stile non è affatto una semplificazione di un sound già noto e articolato, come di fatto avvenne con i Metallica, semmai “Impera” è il contrario.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10