GM_BOOKLET.indd(Pure Legend) Che i Ghost Machinery fossero finlandesi, l’avevo capito dalla prima nota di “Evil undertow”, il loro terzo full-“length”: e andando a vedere la lineup ho trovato nomi noti che bazzicano anche in altre band (Stargazery e Burning Point su tutte). Stavolta non si tratta però del solito power metal, ma di quella miscela fra heavy e hard rock che oggi, guarda caso, suonano soprattutto altre formazioni finlandesi, come i Winterborn, o comunque di area scandinava, come i Cornerstone. Colpisce il fatto che soltanto due brani abbiano un minutaggio superiore ai quattro minuti: la scaletta è dunque diretta e scattante. “Arms of the Strangers” riverbera dei suoni degli ultimissimi Rainbow, mentre è ancora più orientata sull’hard rock patinato e tastierato “Fatal”. Con un bel fascino epico “Kingdom of Decay”, che si dirige sui lidi power metal di Altaria; anthemica “Go to Hell (It’s where you belong)”, mentre la titletrack mi ha ricordato lo stile del songwriting degli album di Jorn Lande e Russell Allen. Grande refrain per “Tools of the Trade”, quasi alla Deep Purple, mentre “Lost to love” ha delle cromate sonorità molto fine eighties. Ottime cose anche dalle due bonustracks della versione estesa in mio possesso: anzi, “Fight for the Strangers”, un up-tempo fra power e hard rock, con una bella melodia ariosa, è forse il pezzo migliore di tutto il lotto. C’è una certa omogeneità di fondo nel songwriting ma l’insieme tiene, e molto bene.

(René Urkus) Voto: 7,5/10