(Century Media Records)Ci sono ottime band che dopo decenni di gavetta non arrivano da nessuna parte e band che nascono con la camicia, partendo con un debutto pubblicato da un’etichetta prestigiosa. È il caso dei neonati Ghøstkid, band internazionale capitanata dal tedesco Sebastian “Sushi“ Biesler (ex Eskimo Callboy), affiancat da gente dei To The Rats And Wolves, Resurrection of Hate e Zornheym. I Ghøstkid sono tanto violenti quanto moderni, tanto digitali quanto carnali, tanto metal quanto metal core o modern rock, capaci di saltellare tra territori appartenenti alla musica elettronica, ai Rammstein, a band efficaci quali i norvegesi Fight the Fight, regalando un metallo estremamente moderno, attuale, giovane… probabilmente poco simpatico a chiunque si schieri sul fronte della vecchia scuola… ma senza dubbio assolutamente poderoso. I decenni passano, le cose cambiano, ci si evolve… e ad un certo punto ci sono solo due strade che una band può decidere di seguire: rifare il vecchio, magari ripetendo all’infinito, o osare con qualcosa di nuovo o comunque influenzato dai trend dell’epoca corrente. I Ghøstkid scelgono la seconda via, hanno voglia di esagerare e osano molto bene, in quanto questo album si rivela molto provocante, sfidando teorie industrial, pesanti implementazioni elettroniche, dando vita a metal impetuoso e neologismi ricchi di groove e coinvolgimento. La loro modernità, la quale riassume influenze provenienti da moltissime band, non ha impedito di avere vari ospiti anche della vecchia scuola, tra questi il mitico Mille Petrozza dei Kreator e l’efficace Marcus Bischoff degli Heaven Shall Burn, oltre che il rapper tedesco Timi Hendrix e Johnny 3 Tears del gruppo rap rock americano Hollywood Undead. Subito rocambolesca e aggressiva “Føøl”: ambientazione oscura, rabbia apocalittica, scream selvaggi, groove illimitato. Stupenda e provocante “Start A Fight”, forse il brano che più mi riporta alla mente i già citati Fight the Fight. “Sharks” anche se molto ben composta, è una heavy ballad ricca di tragedia espressa in chiave extra moderna, uno di quei brani che riportano la mente a quegli act di massa, quelle cose che ‘piacciono ai giovani dal gusto dubbio’. Con “Drty” si torna alla rabbia e ad un insieme di arrangiamenti digitali molto ben curati. Atmosfere gotiche, rap dannato e singing disperato con “This Is Nøt Høllywøød”, brano proposto sia nella versione con Timi Hendrix che con Johnny 3 Tears. Elettrico e computerizzato il nu-metal di “Yøu & I”, grinta infinta con “Supernøva” (feat. Marcus Bischoff), furia senza controllo alternata ad aperture modern metal sulla bellissima “Crøwn” (feat. Mille Petrozza). “Cøld Wørld” è oscuramente introspettiva, mentre “Zerø” trasforma death e grind in impulsi elettronici capaci di una crudeltà inaudita. Certo, siamo lontani dal metal in qualche modo tradizionale, ci sono molti incesti trans-genere, molte componenti che se fossero valutate individualmente sarebbero in linea con il sound di quelle rock band moderne messe in piedi da da sfigati abbigliati in modo discutibile, con look e attaggiamento tutt’altro che rock; ma i Ghøstkid riescono nell’impresa, lavorando con intelligenza e buon gusto, dando i natali ad un album intenso, deliziosamente piacevole da ascoltare, esaltante, agguerrito, seducente e costantemente stimolante.

(Luca Zakk) Voto: 8/10